La riforma del processo civile in corso è una occasione unica per porre finalmente fine alla vittimizzazione secondaria delle donne che hanno subito violenza e dei loro figli e figlie nelle aule dei tribunali civili e per i minorenni”, afferma Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.

“Gli emendamenti proposti dal PD adeguano il nostro ordinamento alla normativa internazionale, in particolare alla Convenzione di Istanbul, che è legge dal 2013 ma continua di fatto a essere disapplicata, come ha dimostrato l’indagine condotta da D.i.Re tra le sue avvocate e l’ultimo rapporto della Commissione femminicidio”, aggiunge Veltri.

Il GREVIO, Gruppo di esperte/i sulla violenza del Consiglio d’Europa, ha criticato l’approccio familistico delle procedure italiane, che mettono al centro la condivisione delle scelte familiari per i figli anche quando si parla di violenza. È stata chiesta espressamente la modifica di norme e procedure che di fatto sono strumento che contrasta con il superiore interesse del minore, principio che deve guidare l’azione della magistratura, come prevedono le norme internazionali” ricorda Manuela Ulivi, avvocata civilista del Gruppo avvocate di D.i.Re e presidente di CADMI, Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano.

“Fondamentale rimettere al centro l’accertamento diretto dei fatti da parte del giudice e non delegare alle perizie (CTU) la valutazione della genitorialità quando ci sono manifeste situazioni di violenza”, aggiunge Ulivi.

“Le CTU e le relazioni dei servizi sociali finiscono per mettere i genitori sullo stesso piano, confondendo la violenza con il conflitto. In questo modo diventano lo strumento attraverso il quale si cerca di riaffermare il concetto superato della potestà genitoriale, quasi arretrando a quello della vecchia patria potestà, abolita nel 1975 con la riforma del diritto di famiglia”, chiarisce Ulivi. “Concetto di fatto mai abbandonato da certi padri che rimpiangono la persa supremazia sulle decisioni per i figli, finendo per attaccare le madri che osano difenderli quando si oppongono alle imposizioni paterne accusandole strumentalmente di alienazione parentale”.

“Una visione del pater familias antica e superata in Italia da tempo con leggi non ancora digerite culturalmente. La responsabilità genitoriale non è concetto chiaro per i padri violenti che ora la Lega pare voler difendere”, afferma Ulivi.
La bigenitorialità non deve più essere usata per occultare la violenza contro le donne e la violenza assistita”, conclude la presidente di D.i.Re, “esponendo bambini e bambine ai prelievi forzati a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane”.