ANCORA UNA CONDANNA IN UN CASO DI VIOLENZA DOMESTICA PER L’ITALIA DALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO

Ancora una sentenza della Corte Edu che condanna l’Italia per il “trattamento inumano e degradante” di una donna: le autorità non hanno agito per proteggerla dall’ex marito violento.

Ancora una volta, i magistrati si dimostrano inadeguati nell’affrontare le situazioni di violenza domestica.

Ancora una volta, una donna e i suoi figli sono stati messi in pericolo dalle Istituzioni, che dovrebbe garantire la loro sicurezza.

Ancora una volta, la violenza è stata derubricata a conflitto.

Ancora una volta, le donne non vengono credute.

Dopo la sentenza del 7 aprile Landi contro Italia e il caso Talpis contro Italia, nuovamente lo Stato italiano è condannato per l’inazione dei magistrati che – nonostante i rapporti dei Carabinieri, dell’ospedale e dei servizi sociali – non hanno preso alcun provvedimento nei confronti dell’ex marito, creando così una situazione di impunità.

Tra il 2015 e il 2019 ha denunciato 7 volte il marito, da cui era separata dal 2013, per averla minacciata di morte, colpita con un casco, averle messo telecamere in casa, perseguitata, seguita e molestata, per non aver pagato gli alimenti e aver maltrattato i tre figli. Nonostante tutto questo, i magistrati non hanno ritenuto di dover intervenire. Nonostante tutto questo, la donna e i suoi figli sono stati lasciati soli. 

“Nell’archiviare parzialmente la denuncia della donna, nel 2017 il GIP di Padova osservava che le dichiarazioni del ricorrente non erano sufficientemente credibili alla luce dell’acuto conflitto tra le parti.”

“Nel febbraio 2018, dopo che i servizi sociali avevano denunciato i maltrattamenti subiti dai minori (che la ricorrente aveva più volte denunciato) non erano stati avviati atti di indagine e i minori non sono stati ascoltati” 

È una sentenza esemplare che, purtroppo, conferma la nostra posizione. Non è più possibile far giudicare situazioni di violenza maschile alle donne a chi neanche la riconosce. La testimonianza delle donne non è sufficiente, neppure quando avvalorata dalle Forze dell’Ordine, dal Servizio Sanitario o dai Servizi Sociali. Le sentenze di condanna si accumulano e le donne continuano a essere lasciate in balia dei maltrattanti da uno Stato che – pur avendo un buon sistema legislativo – ancora non agisce perché le leggi siano attuate dal sistema giudiziario” Dichiara Antonella Veltri, Presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. “Anche in questo caso è mancata la corretta valutazione del rischio, come dichiara la stessa Corte, e la corretta lettura della violenza che è stata interpretata invece come elevata conflittualità. Lo ripetiamo da troppo che la via da percorrere è la formazione dei magistrati. Non possiamo più aspettare”.