“La parola femminicidio non compare mai o quasi mai nel racconto mediatico dell’uccisione di Chiara Ugolini, di cui stanno emergendo in queste ore i dettagli. Piuttosto si insiste sull’aspetto fisico della vittima, sottolineando la sua bellezza, l’essere una ragazza con progetti e impegni nel sociale, l’aver pianificato il matrimonio anche se per ora conviveva con il fidanzato”, afferma Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.

“‘Bella e impossibile’, riporta un noto quotidiano italiano nel ricostruire l’ultimo pomeriggio vissuto dalla ragazza pur non esistendo testimonianze dirette dei suoi movimenti, insistendo voyeuristicamente sul top indossato sul reggiseno dopo la doccia”, fa notare Veltri, sottolineando come si tratti “di un cliché della cultura dello stupro, che attribuisce alla scelta di un abbigliamento provocante la causa della violenza”.

Inoltre, fa notare ancora Veltri, “i giudizi espressi dalla giornalista rispetto all’omicida, descritto come ‘una specie di scimmia’ e la citazione del solito ‘raptus’ cancellano la premeditazione del crimine, di fatto deresponsabilizzando l’assassino”.

La ragazza uccisa viene così vittimizzata un’altra volta, sulle pagine dei giornali, alimentando stereotipi e pregiudizi che poi vediamo riprodotti nelle aule dei tribunali, e che finiscono per alimentare la cultura del possesso e della subordinazione delle donne che sta alla base della violenza maschile contro le donne”, afferma Veltri.

C’è bisogno di un vero e proprio cambiamento di rotta anche nella comunicazione, un cambiamento culturale che fornisca la capacità di lettura dei singoli e tragici ‘fatti di cronaca’ in una cornice più ampia, con interventi strutturali che modifichino i rapporti di potere tra uomini e donne”, sottolinea la presidente di D.i.Re.

“Il numero dei femminicidi rimane costante, a fronte del calo degli omicidi, segnale dell’inefficacia delle politiche anti-violenza. Il nuovo Piano nazionale antiviolenza, scaduto nel 2020, non è stato ancora varato. Il governo cosa fa? Non basta condannare la violenza a parole, occorrono interventi politici concreti per prevenirla”, conclude Antonella Veltri.