Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza: “Non riteniamo che le norme del disegno di legge proposte possano affrontare il problema della violenza maschile alle donne.
Un pacchetto presentato ancora una volta in risposta ad un’emergenza che cavalca l’onda emotiva dell’ultimo femminicidio.
Annunciata come proposta volta a prevenire la violenza alle donne, diventa un insieme di misure volte a intervenire senza affrontare nelle sue radici il fenomeno.

Il braccialetto elettronico con la distanza minima di 500 metri – seppur utile – non può essere certo annoverato tra gli strumenti di prevenzione, visto che interviene a reato già avvenuto.

Per i centri antiviolenza è prevenzione intervenire sulle cause che originano la violenza: è prevenzione la formazione, è prevenzione educare al rispetto, è prevenzione attivare responsabilità condivise.

Ci preoccupano, e non poco, il rafforzamento dell’ammonimento e la convocazione in questura anche senza bisogno di denuncia da parte della donna, la prima misura perché espone ancor di più la donna al pericolo, la seconda perché non tiene conto della volontà della donna. 

Infine, siamo allertate e fortemente preoccupate per gli annunciati percorsi di recupero dei maltrattanti che aprono un futuro sconosciuto di reinserimento degli uomini autori di violenza sulla base di attività e trattamenti poco sperimentati. Dovrebbe essere ormai chiaro che non si può confondere la prevenzione in senso giuridico con la prevenzione di cui parla la Convenzione di Istanbul e che agiscono quotidianamente i Centri antiviolenza: prevenzione come cambiamento culturale e contrasto alla vittimizzazione istituzionale, che passa attraverso percorsi educativi per abbattere stereotipi e per promuovere libertà, on certo mettendo in mostra il dolore delle vittime, ma sostenendo gli interventi nelle scuole dei centri antiviolenza”.