COMUNICATO STAMPA

È stata prorogata di altri 18 mesi la norma transitoria per l’applicazione dell’Intesa Stato Regioni modificata a settembre 2022 relativa ai requisiti minimi per l’accreditamento dei Centri antiviolenza e delle Case Rifugio.

Grazie anche all’opposizione delle associazioni di donne che gestiscono centri antiviolenza riconosciuti e qualificati, le modifiche proposte dalle Regioni non sono state recepite” dichiara Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. “Questo rinvio, però, non ci tranquillizza. Crediamo, infatti, sia indispensabile far sì che le stesse minacciose modifiche non vengano riproposte tra 18 mesi. Per questo riteniamo dirimente essere presenti nei momenti istituzionali che vedono protagonisti da una parte le regioni, dall’altra il governo, in un’interlocuzione dalla quale discenderanno le modalità di prevenzione e accoglienza delle donne che subiscono violenza” continua Veltri.

“Siamo convinte che il governo e le istituzioni tutte non possano fare a meno di tenere in considerazione le esigenze, le esperienze e le competenze di chi lavora con le donne da oltre trent’anni con standard di qualità elevati, garantendo sempre attività fondamentali, quali la valutazione del rischio” conclude la presidente.

Le modifiche proposte risultano critiche, in particolare per quanto riguarda quelle relative all’art. 1 che potrebbero mettere a rischio la qualità stessa dell’antiviolenza in Italia. L’articolo, che prevede che le organizzazioni che gestiscono Centri antiviolenza debbano avere la prevalenza di questa attività sia enunciata nello Statuto sia con evidenza nel bilancio, era stato richiesto dalle Associazioni di donne per limitare una tendenza degli ultimi anni rispetto ad una corsa ai finanziamenti di realtà che nulla hanno a che fare con l’accoglienza di donne che subiscono violenza. 

Alcune regioni, infatti, hanno tenuto le maglie larghe per l’accreditamento, riconoscendo anche realtà – come, ad esempio, cooperative multiservizi – che si occupano di molti temi con il rischio concreto di un abbattimento dei criteri di qualità ed esclusività, aprendo la possibilità di operare nell’antiviolenza anche a soggetti non competenti, che potrebbero mettere a rischio le donne che decidono di intraprendere i percorsi di uscita dalla violenza.

Queste regioni propongono al governo l’apertura di un tavolo tecnico: le associazioni di donne che operano nell’antiviolenza con competenza, qualità ed esperienza chiedono che al tavolo partecipino anche componenti dell’osservatorio che gestiscono i centri antiviolenza.

Un altro elemento critico della nuova Intesa Stato Regioni è l’obbligo di garanzia H24. 

I centri antiviolenza sono costantemente sottofinanziati per l’attività ordinaria. Questo, la non continuità dei fondi erogati e la mancanza di politiche integrate con il territorio rendono impossibile garantire l’apertura H24”. dichiara ancora la presidente Veltri.