D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza sollecita le istituzioni. Servono soluzioni. Non bastano le buone intenzioni.

Gli ultimi fatti di cronaca ci raccontano della morte di Carol Maltesi, smembrata e gettata via, ritrovata dopo oltre due mesi dal femminicidio; e dell’uccisione di un’altra donna, ammazzata dal marito che poi si è sparato con la stessa arma del delitto.

Altri due femminicidi vanno ad aggiungersi al lungo elenco delle donne morte ammazzate per mano di un uomo di cui si fidavano.

La violenza maschile alle donne e i femminicidi devono essere contrastati con azioni di sistema e con continuità.

I commenti e le condanne istituzionali e mediatiche, a seguito dell’ennesimo femminicidio e dimenticati nei giorni a seguire, non affrontano il problema.

Non è più rinviabile il coinvolgimento diretto, nella progettazione delle politiche e delle azioni di contrasto e prevenzione, dei Centri Antiviolenza riconosciuti dalla Convenzione di Istanbul e che lavorano con le donne da oltre trent’anni.

Continuiamo a leggere dichiarazioni di intenti, ad ascoltare buone parole espresse in consessi prestigiosi volte a promettere un cambiamento. Non lo vediamo, ma abbiamo la certezza che molte donne continueranno ad essere uccise anche quest’anno. 

“Continuiamo a dare voce alla lotta contro la violenza maschile alle donne, consapevoli come siamo che non arretra. La società, molto lentamente, sta attuando alcuni cambiamenti che non sono però né sufficienti, né adeguati alle esigenze reali. Ci rendiamo sempre più conto che la lunga e profonda esperienza di D.i.Re e delle organizzazioni antiviolenza che la compongono non viene valorizzata né  presa in considerazione per la progettazione di politiche e azioni di contrasto realmente efficaci” afferma Antonella Veltri, Presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. “Chiediamo alle Istituzioni di mettere in atto le misure esistenti per sostanziare la formazione adeguata dei soggetti coinvolti nell’ascolto delle donne in ogni tappa del percorso, mettendo cura nella scelta dei soggetti formatori. Occorre progettare e gestire con continuità un sistema complesso. È evidente che quello in essere presenta falle e questa mattanza non può essere solo commentata, va fermata, va prevenuta. Il nuovo Piano antiviolenza è stato approvato; crediamo, tuttavia, che vada avviato con urgenza un percorso per progettare e prevenire la violenza alle donne, per un autentico cambiamento nella gestione del sistema antiviolenza.” conclude Veltri.