La Rete nazionale antiviolenza esprime preoccupazione per l’approvazione di un testo che – presentato in forma non emendabile – non considera le necessarie osservazioni di chi da oltre 30 anni lavora al fianco delle donne per contrastare la violenza maschile. 

Per questo, nella giornata di ieri è stata inviata una comunicazione alle responsabili del Dipartimento Pari Opportunità, auspicando che le pericolose criticità segnalate venissero ascoltate.

La preoccupazione della Rete antiviolenza riguarda, soprattutto, i requisiti minimi dei Centri per Uomini Autori di Violenza, che conferiranno legittimità di azione a realtà che nel territorio nazionale operano ancora in maniera limitata e sul cui lavoro non esistono ancora ricerche e dati strutturali relativi alla loro efficacia. La maggiore criticità su cui i Centri antiviolenza non sono stati ascoltati riguarda il contatto diretto dei CUAV con le donne vittime di violenza, nel tentativo che finisce – di fatto – per mettere in atto quella mediazione vietata dalla Convenzione di Istanbul.

“Faremmo un danno alle donne che accogliamo – oltre 20 mila l’anno – se avallassimo senza consultare e condividere un testo che non rende possibile, tra l’altro, azioni uniformi sull’intero territorio nazionale. I centri antiviolenza attuano una metodologia che sostiene le donne nei loro percorsi di libertà. La loro sicurezza potrebbe essere messa a rischio da un provvedimento che non ha ascoltato chi ha competenze ed esperienza.” afferma Antonella Veltri, Presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro  la violenza.

Inoltre, questo metodo di lavoro messo in atto dal DPO non considera le raccomandazioni che il Comitato GREVIO ha inviato allo Stato italiano, già oltre due anni fa: l’azione dei Centri antiviolenza, la loro metodologia e la loro politica devono essere rispettate. La revisione dei requisiti minimi dei Centri Antiviolenza ha, al contrario, avuto tempi e modi che non consentono interventi concertati e non permettono di poter rielaborare un pensiero calato nella realtà.

“Pensiamo – continua Veltri – che non debba essere questo il metodo per costruire strumenti normativi che incidono sul lavoro nei territori, ma ancor più nelle vite delle donne. I Centri Antiviolenza devono essere ascoltati sui programmi per i maltrattanti. Rischiamo la diffusione di Centri per i maltrattanti senza adeguata formazione e conoscenza del fenomeno. A chi giova tutto questo? Chiediamo quindi di sospendere l’approvazione dell’Intesa che sancisce l’individuazione di requisiti minimi dei Centri per Uomini Autori di Violenza e che si apra un tavolo di confronto e riflessione per costruire un documento che possa davvero essere condiviso e rifletta quello che è l’obiettivo comune di tutti e tutte: non creare danno alle donne” conclude la Presidente.