Donne in Rete contro la violenza celebra l’8 marzo, presenta i numeri del 2012 sulla violenza contro le donne e rinnova cinque richieste ai futuri Governo e Parlamento

L’associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la Violenza celebra l’8 marzo: sono tante le iniziative dei centri antiviolenza che avranno le “Porte aperte” per far conoscere le proprie attività, altri saranno impegnati in attività di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza. Un’importante iniziativa che si svolgerà a livello nazionale dal 7 al 17 marzo, è “Non voglio la mimosa, voglio dire basta!” realizzata da Groupon con una raccolta fondi a sostegno dei centri antiviolenza. Sul portale www.groupon.it si potranno devolvere 3 euro a D.i.Re .

I Centri dopo vent’anni di impegno sul problema della violenza contro le donne hanno ottenuto una maggiore attenzione da parte delle istituzioni ed il riconoscimento dell’efficacia del loro lavoro.

Venerdì 8 marzo, al Quirinale, si svolgerà la celebrazione della “Giornata Internazionale della Donna” e Titti Carrano è stata invitata in qualità di presidente dell’associazione nazionale D.i.Re. Ma l’attuale situazione politica e l’incertezza della durata del futuro esecutivo potrebbe incidere negativamente sulle vittime di violenze e di maltrattamenti.

L’associazione nazionale D.i.Re chiede ai futuri Governo e Parlamento, la realizzazione di una serie di iniziative per affrontare il fenomeno della violenza contro le donne e i femminicidi. Queste le richieste:

  1. immediata legge di ratifica della Convenzione del Consiglio d’ Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Istanbul 2011) con l’ adozione delle misure prescritte e con interventi concreti e duraturi anche nel programma finanziario di Governo.
  2. rinnovo del Piano nazionale contro la violenza alle donne del novembre 2010, con garanzia di stanziamenti economici adeguati e costanti ai Centri antiviolenza/Case rifugio su tutto il territorio nazionale anche da parte degli enti locali e riconoscimento del livello essenziale di assistenza sociale (LIVEAS) per la violenza contro le donne.
  3. coinvolgimento di D.i.Re come referente nazionale e locale nelle azioni di prevenzione, di formazione e di contrasto sul tema della violenza maschile contro le donne.
  4. rilevazione dei dati sistematica, integrata e omogenea sulla violenza contro le donne su tutto il territorio nazionale e in sinergia tra i diversi attori pubblici e i privati specializzati.
  5. promozione di campagne di sensibilizzazione nazionali e locali per contrastare la violenza maschile contro le donne, rivolte a tutta la popolazione e in particolare agli uomini, vigilando su ogni forma di comunicazione offensiva della dignità delle donne.

Solo un lavoro di rete tra diversi soggetti istituzionali e i centri antiviolenza con azioni integrate a sostegno delle donne, potrà dare le risposte adeguate per arginare i numeri della violenza; i dati rilevati nei centri antiviolenza italiani sono un campione significativo che denuncia un fenomeno in crescita mentre i tagli al welfare penalizzano le donne e i centri antiviolenza.

Nel 2012 sono state oltre 14mila le donne che hanno chiesto aiuto per interrompere situazioni di violenza. Donne che sono state accolte e sostenute nei progetti dei centri antiviolenza aderenti a D.i.Re.

Le donne che nel 2012, si sono rivolte per la prima volta ad un centro antiviolenza sono state 8968, un numero elevato che conferma la diffusione del fenomeno della violenza sulle donne e la necessità della presenza sul territorio di luoghi preposti a sostegno delle donne. Delle donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza la maggioranza erano italiane (68,69% ) sfatando lo stereotipo che la violenza sia più diffusa tra le donne straniere.

Le violenze in ambito familiare sono le più diffuse (88,66%); i maltrattamenti agiti dal partner costituiscono il 60,42% di tutti gli aggressori, mentre gli ex partner risultano essere il 19,36%, un dato che evidenzia come al momento della separazione c’è necessità di strategie di prevenzione di atti di violenza. Il 73,13% delle donne ha subìto violenza di carattere psicologico, nel 59,9% delle situazioni rilevate, le donne hanno riportato episodi di violenza fisica, nel 33,54% si è trattato di violenza economica. Il 15,64% delle donne ha subìto almeno un tipo di violenza sessuale, stupro e rapporti sessuali imposti, e il 13,27% delle donne sono state vittime di stalking. Infine resta alto il dato sui femminicidi per cui in Italia viene uccisa una donna ogni due o tre giorni.

Considerando i dati che mettono in evidenza la pericolosità in cui si trovano le donne, l’offerta dei centri antiviolenza è inadeguata, solo 32 centri offrono ospitalità in strutture protette o non protette. Resta critica la situazione dei finanziamenti, dei 52 centri considerati nell’indagine, il 74,6% ha tra le fonti di finanziamento diversi enti pubblici, nel 21,2% il finanziamento è irrisorio (<10mila euro), il 69% dei centri riceve finanziamenti da privati al di sotto del 10mila euro e 7 centri sopravvivono solo attraverso questo contributo.