“L’ondata inarrestabile dei femminicidi,
l’attacco alla legge 194 svuotata dall’obiezione di coscienza di massa e dalla chiusura dei consultori,
lo sfratto della Casa internazionale delle donne a Roma
e l’impianto securitario e repressivo del ‘Contratto’ tra M5S e Lega, indifferente ai reali bisogni delle donne anche quando si tratta della violenza che subiscono,
sono tutte facce della stessa medaglia”.

Per Lella Palladino, presidente di D.i.Re, Donne in rete contro la violenza, che riunisce 81 organizzazioni che gestiscono centri antiviolenza e case rifugio in 18 regioni, “la libertà femminile è evidentemente percepita come un pericoloso nemico, da annientare ricacciando le donne nelle case a sostituire un welfare già ridotto al lumicino, che peraltro sarà annientato se entrerà in vigore la flat tax. Proprio quelle case che sono il principale teatro della violenza che si consuma quotidianamente e che fa notizia solo quando l’esito è la morte”.

Noi non ci stiamo. E per fortuna non ci stanno le generazioni più giovani, che stanno prendendo coscienza del fatto che i diritti conquistati dalle loro madri oggi sono drammaticamente a rischio”, continua Palladino.

“Per questo ieri ci siamo appellate al Presidente della Repubblica”, conclude Palladino.

“Per questo continueremo a lottare con la Casa internazionale delle donne e saremo in piazza il 26 maggio con Non una di meno per difendere la legge 194. Perché la violenza maschile contro le donne si previene e contrasta solo costruendo una società che riconosca il diritto delle donne a scegliere come vivere la propria vita e ad avere i mezzi per farlo”.