Dopo
la
chiusura
dei
lavori
la
XIII
CONFERENZA
INTERNAZIONALE
CONTRO
LA
VIOLENZA
DI
GENERE
che
si
è
svolta
a
Roma
l’11-­‐12-­‐13
ottobre
alla
Protomoteca
del
Campidoglio
e
ha
proseguito
con
workshop
di
approfondimento
tra
le
esperte
alla
Casa
Internazionale
delle
donne,
segnala
-­‐
il
grande
afflusso
di
500
donne
esperte
del
settore
arrivate
da
tutto
il
mondo
a
Roma
per
seguire
e
partecipare
ai
lavori
della
XIII
Conferenza
Internazionale
contro
la
violenza
di
genere;
-­‐
la
definitiva
apertura
delle
donne
europee
verso
le
donne
arabe
del
Mediterraneo
che
ha
avviato
con
questa
XIII
Conferenza
un
rapporto
proficuo
e
uno
scambio
permanente
di
esperienze
e
di
sapere,
e
che
ha
visto
l’Italia
nel
ruolo
cruciale
di
ponte
tra
le
diverse
culture;
-­‐
il
confronto
dei
dati
sulla
violenza
di
genere
esposti
in
base
a
studi
e
ricerche
delle
diverse
organizzazioni
tra
tutti
i
Paesi
presenti
secondo
cui
le
strutture
dei
Centri
antiviolenza
in
Europa
e
nel
mondo
hanno
bisogno
di
un
rafforzamento
sostanzioso,
nonché
di
un
appoggio
economico
costante
e
capillare
da
parte
delle
Istituzioni
e
degli
Enti
locali,
in
quanto
risulta
ancora
insufficiente
rispetto
alla
richiesta
e
all’emergenza.
Un
dato
tra
tutti
risulta
quello
europeo
per
cui
mancano
all’appello
54
mila
posti
letto
per
donne
che
hanno
subito
violenza,
mentre
in
Italia
ne
risultano
500
su
una
richiesta
di
5.700.
Partendo
dalla
consapevolezza
della
forza
della
Rete
Internazionale
dei
Centri
antiviolenza
e
dalla
competenza
e
professionalità
che
questi
osservatori
hanno
rispetto
al
territorio
in
cui
operano,
la
XIII
Conferenza
ha
fatto
proprio
l’input
per
approfondire
alcuni
aspetti
del
lavoro
svolto
da
cui
si
deduce
la
necessità
di
approfondire
i
seguenti
punti:
-­‐
i
metodi
di
valutazione
del
rischio
per
la
prevenzione
e
l’intervento
sulla
violenza
di
genere,
metodi
che
devono
essere
basati
sulla
differenza
di
genere
per
valutare
il
rischio
reale
che
una
donna
corre
in
una
situazione
di
pericolo
sia
di
violenza
che
di
morte;
-­‐
una
equilibrata
e
reale
valutazione
del
rischio
di
violenza
da
parte
dell’ex
partner
nei
ricorsi
di
separazione
tra
coniugi
che,
come
è
dimostrato
da
un’autorevole
ricerca
condotta
in
Europa,
nel
caso
non
sia
adeguatamente
valutata
e
considerata
in
Tribunale
dal
giudice
che
applica
l’affido
condiviso,
espone
pericolosamente
sia
la
donna
sia
i
minori,
se
presenti,
a
violenza
subita
e/o
assistita;
-­‐
il
lavoro
con
le
donne
migranti
vittime
di
violenza
che
approdano
in
Europa
e
che
hanno
bisogno
di
un
sostegno
interculturale
adeguato
nei
Paesi
ospitanti
e
che
sempre
più
numerose
approdano
ai
Centri
antiviolenza
europei.