Barbara Pinelli*

Chiara Cretella e Inma Mora Sánchez, autrici del libro Lessico Familiare

Chiara Cretella e Inma Mora Sánchez

Occorre una grammatica per parlare di violenza. Servono regole e norme, concetti ed esperienze affinchè non solo la sintassi, ma l’intero discorso costruito intorno alla violenza possano nominarla e descriverla in termini appropriati.

È questo ambizioso compito che Chiara Cretella e Inma Mora Sánchez inseguono, e raggiungono, in queste pagine. È bello e reale il loro presupposto iniziale. Dinanzi ad un fatto sociale e culturale che affonda le radici in un dominio di genere storicamente sedimentato, capace di toccare da vicino le esistenze di molte, troppe donne, vi è necessità storica, teorica e politica d’interrogarsi sul silenzio che ancora soffoca un’esperienza che d’invisibile ha ben poco. Significa che le concrete esperienze destinate a ledere l’integrità fisica, psichica, culturale, sessuale e ancora lavorativa, economica, d’immagine pubblica e privata delle donne provocando sofferenza, paura, denigrazione, morte non possono non avere le parole giuste per raccontarle.

All’introduzione che chiarisce lo spazio riflessivo in cui i lemmi scelti affondano le loro radici – dalle teorie femministe e di genere che da decenni riflettono sulle modalità con cui il dominio maschile e lo sguardo androcentrico hanno permeato l’intero mondo sociale e della conoscenza, all’impegno politico dei centri antiviolenza, e ancora alle prospettive discorsive che mostrano quanto immagini e parole siano capaci di far emergere oppure di offuscare determinati processi sociali – segue un cronologia delle principali normative nazionali e internazionali pronunciate sulla violenza contro le donne.

Un insieme poi di otto distinte parti, fra loro suddivise in voci, teorie, concetti e pratiche politiche, costruisce quello che le autrici chiamano «vocabolario sociale» sulla violenza. Vi è una chiara scelta d’impostazione. Il lungo elenco di prospettive e definizioni che queste pagine offrono concorrono a mostrare quanto siano vasti e radicati i contorni della violenza. Non è sufficiente, per quanto importante, definire la violenza entro le mura domestiche o discutere di femminicidio.

Per nominare la violenza e smascherarne la potenza, occorre vedere quanto profonde siano le sue fondamenta culturali e fin dove si allungano le sue conseguenze sociali. Una genealogia delle riflessioni di genere e femministe sul potere e sulle sue dicotomie, significati attribuiti al corpo e alle sue esperienze, le risposte politiche che le donne hanno dato alla violenza, e ancora un ampliamento dello sguardo che parte dalla violenza diretta per procedere verso la violenza strutturale o legata alle immagini trovano qui valore. Un sapere così costruito obbliga, infine, ad una presa di posizione. Dare un nome non si limita, dicono le autrici, a dar voce ma a far esistere. Mostrata nelle sue articolazioni storiche e culturali, soggettive ed esperienziali, il discorso sulla violenza qui costruito fa proprio anche un intento politico. Rimanda ad un’assunzione di responsabilità, e non ammette posizioni che gettino ombre giustificatorie, neutre o disinteressate sulla violenza contro le donne.

Lessico Familiare. Per un dizionario ragionato della violenza contro le donne, Chiara Cretella e Inma Mora Sánchez, (2014) Settenove.

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Edizioni Settenove

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*Antropologa, Università di Milano-Bicocca