Il non riconoscimento della violenza continua a mietere vittime. Un ennesimo femminicida libero di agire la sua violenza

Ci troviamo a commentare, per l’ennesima volta, la cronaca di una morte annunciata, anzi di due morti annunciate. A Vicenza, Zlatan Vasiljevic ha assassinato l’ex compagna, Lidia Miljkovic con la quale aveva avuto due figli, e Gabriella Serrano con la quale aveva una relazione. 

Questa vicenda è l’esempio di ciò che la Rete D.i.Re denuncia da anni e che è stato ampiamente illustrato nel report Il (non) riconoscimento della violenza domestica nei tribunali civili e per minorenni. .  Alla violenza maschile si somma la vittimizzazione istituzionale. Le donne non sono adeguatamente garantite e sono giudicate cattive madri se hanno paura degli ex e chiedono l’affido esclusivo. Una disfunzione del sistema giustizia emersa chiaramente anche nei report della Commissione Femminicidio – presieduta da Valeria Valente, e dal GREVIO – l’organismo che monitora la corretta applicazione della Convenzione di Istanbul

Quest’uomo era una mina pronta ad esplodere eppure nonostante avesse commesso atti violentissimi, fosse stato colpito da diverse misure cautelari, è stato riabilitato come genitore dal Tribunale di Vicenza, che aveva revocato l’affido esclusivo dei due figli, a Lidia Miljkovic e disposto l’affido condiviso. Zlatan Vasiljevic in virtù di un breve percorso presso un Centro ascolto maltrattanti avrebbe potuto frequentare i figli, mentre Lidia Miljkovic avrebbe dovuto mediare e discutere ogni decisione in merito ai figli con l’uomo che l’aveva quasi uccisa. 

Oggi, i percorsi dei maltrattanti sono presentati come la panacea di tuti i mali, nonostante il 20% degli uomini abbandonino il percorso e il 16% rientri nei casi di recidiva (Regione Veneto: Seconda rilevazione dei centri per il trattamento di uomini autori di violenza), stanno diventando una sorta di scorciatoia per la riabilitazione dei violenti. Non basta un breve percorso per un cambiamento profondo e per arginare la violenza. 

Apprendiamo dalla stampa che le istituzioni vicentine avevano anche messo in discussione il ruolo materno di Lidja Miljkovic e che l’unica preoccupazione del servizio sociale fosse il riavvicinamento di Zlatan Vasiljevic ai figli. Il padre è sempre il padre, a prescindere dalle violenze commesse e senza alcuna valutazione del rischio, anche lasciando che le vittime di violenze restino ostaggio di una continua minaccia. Tutto questo in nome di ciò che non esitiamo a definire un tentativo di restaurazione patriarcale e un tradimento dei diritti delle donne” dichiara Antonella Veltri, la Presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza.

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