Chiara Tornillo ed Ersilia Raffaelli*


TOSCA è il Coordinamento Toscano formato dai Centri Antiviolenza della regione. Il giorno 8 giugno 2009 si è costituita per dar vita ad una azione politica di rete che, partendo dall’esperienza maturata nelle diverse realtà locali toscane, promuovesse interventi e strategie volte ad un cambiamento culturale e di trasformazione per contrastare il fenomeno della violenza maschile sulle donne e sui bambini e bambine.

TOSCA, forte del proprio patrimonio di saperi e di esperienze professionali acquisite in tanti anni di operato, si pone come interlocutrice delle istituzioni per quanto riguarda il fenomeno della violenza contro le donne e i bambini e le bambine. Tra gli obiettivi troviamo: favorire lo scambio, il confronto e la valorizzazione di buone prassi e metodologie di lavoro, promuovere e sostenere le nuove realtà del territorio che intendano aderire al coordinamento e perseguire quanto espresso nella Legge Regionale n. 59, favorendo la creazione di reti e l’integrazione degli interventi tra tutti i servizi e le istituzioni coinvolti nella protezione e nella presa in carico delle donne e dei/lle loro figli/e.

I centri in TOSCA sono gestiti da associazioni di donne che affrontano il tema della violenza maschile secondo l’ottica della differenza di genere, collocando le radici di tale violenza nella storica, e purtroppo ancora attuale, disparità tra uomini e donne nei diversi ambiti sociali. Tale ottica sta alla base della metodologia adottata, in particolare costituisce aspetto fondamentale della relazione tra donne da cui prende avvio la costruzione dei percorsi di uscita dalla violenza. I percorsi di fuoriuscita si concretizzano in azioni mirate alla protezione, alla sicurezza, all’autonomia, e all’empowerment. Il radicamento, nella nostra regione dei CAV garantisce un confronto con i servizi e le istituzioni del territorio con cui sono spesso presenti protocolli di lavoro e procedure operative che richiedono sempre di più un sapere condiviso.

Ad oggi Tosca, che ha la sua segreteria presso il Centro Antiviolenza Artemisia di Firenze, raccoglie in un unico progetto politico, 13 Centri Antiviolenza -di cui 9 fanno parte dell’associazione nazionale D.i.Re-, nello specifico:

  • Associazione PRONTO DONNA di Arezzo
  • Associazione DONNE INSIEME VALDELSA di Colle Val D’Elsa (SI)
  • Associazione ARTEMISIA di Firenze
  • Associazione OLYMPIA DE GOUGES di Grosseto
  • Associazione LUNA di Lucca
  • Centro Antiviolenza LIBERETUTTE di Montecatini (PT)
  • Associazione AMICA DONNA di Montepulciano (SI)
  • Associazione CASA DELLA DONNA di Pisa
  • Centro Antiviolenza LA NARA di Prato
  • Associazione FRIDA di San Miniato (PI)
  • Associazione CASA DELLE DONNE di Viareggio (LU)
  • Associazione DONNA CHIAMA DONNA di Siena
  • Associazione D.U.N.A. DONNE UNITE NELL’ANTIVIOLENZA di Massa

Come si può vedere dalla tabella, i Centri son distribuiti in maniera differente sul territorio regionale: la provincia di Siena vede attivi ben 3 CAV (di cui due coordinati dall’associazione Aurore), Lucca e Pisa 2, per le altre 1 CAV, ad esclusione di Livorno che non ha centri aderenti alla rete di TOSCA.

Nel 2014 i CAV TOSCA hanno accolto ben 2539 donne, di cui 1983 costituiscono nuove richieste di aiuto.

Per avere una fotografia dettagliata ed aggiornata – prendendo spunto dal prezioso lavoro che è stato fatto dalle compagne pugliesi – abbiamo predisposto ed inviato un breve questionario ai centri di Tosca.

Tale questionario è stato strutturato in quattro sezioni, che potremmo riassumere così:

la 1° anagrafica: in cui si chiedeva l’anno di costituzione, la forma giuridica, e le date di adesione a Tosca e a Dire;

la 2° verteva sugli aspetti operativi dell’attività del centro: i servizi offerti, la composizione dell’equipe e i progetti di formazione realizzati sul territorio;

la 3° sulle fonti di finanziamento: pubbliche, private e l’attuazione del Decreto 24 luglio 2014 sulle risorse regionalizzate;

e nell’ultima parte, si chiedeva di indicare sinteticamente i punti di forza e le criticità nel progetto e nell’operatività del Centro Antiviolenza.

Prima di soffermarci sui risultati e le informazioni raccolte, vorremmo sottolineare un aspetto a nostro avviso molto significativo: la grande collaborazione e il sostegno di tutte alla riuscita di questa ‘indagine’. Nonostante i tempi strettissimi e i molti impegni, le operatrici si sono rese disponibili per la consegna nei tempi stabiliti e soprattutto lo hanno fatto con motivazione.

Questo ci ha fatto pensare alla possibilità di realizzare una ricerca più strutturata e articolata che possa servire a noi tutte a riflettere e a trovare le strategie e le sinergie migliori per continuare la nostra attività al meglio, considerando ad esempio il rapporto, non sempre semplice, tra le nuove generazioni di operatrici e quelle storiche.

Per quanto riguarda i dati raccolti, la forma giuridica più diffusa è l’organizzazione di volontariato, scelta da ben 8 CAV, mentre quattro si sono costituiti in associazioni di promozione sociale, e una ha la forma di cooperativa sociale affiancata da una associazione di promozione sociale.

L’attivazione dei primi centri antiviolenza toscani risale agli inizi degli anni ‘90 e tale rete si è rafforzata progressivamente in questi decenni fino ad arrivare alla quota dei 13 attuali, dei quali l’ultimo si è costituito nel 2013. Inoltre cinque associazioni toscane (PRONTO DONNA, ARTEMISIA, OLYMPIA DE GOUGES, CASA DELLE DONNE di Viareggio e CASA DELLA DONNA di Pisa) sono socie fondatrici di D.iRE.

I centri offrono varie attività, l’ascolto telefonico, colloqui individuali, consulenza legale e psicologica. Alcuni ne offrono anche altri come i gruppi di condivisione e di auto aiuto, l’orientamento abitativo e al lavoro. Questo articolato e strutturato insieme di attività è realizzato con passione e motivazione.

Per quanto riguarda le strutture di ospitalità, la rete TOSCA ne vede attive 11, con 71 posti letti totali (donne e minori). Secondo i dati (Tosca, 2014), le donne ospitate dal 1 al 31 dicembre del 2014 sono state 89 e 119 i minori.

Le operatrici sono prevalentemente volontarie, anche se non manca una esigua percentuale di personale retribuito. Le equipe multidisciplinare – oltre alla figura fondamentale delle operatrici di accoglienza – sono costituite da psicologhe, avvocate, educatrici, counselor e assistenti sociali. Tale interdisciplinarietà rappresenta senza dubbio un valore aggiunto e un punto di forza nella prevenzione e nel contrasto alla violenza maschile sulle donne e i minori. Le equipe hanno inoltre una specifica formazione sulla violenza e sui suoi effetti traumatici garantendo così percorsi ‘globali’ di fuoriuscita e di recupero, realizzati con “la donna al centro”, senza vittimizzazione né sanitarizzazione, ossia partendo dalle richieste e dalle esigenze della donna che vi si rivolge. Anche nell’Osservatorio regionale si sottolinea che il personale dei CAV toscani ha un alto grado di professionalità e competenze.

Vanno ad aggiungersi la costante attività di sensibilizzazione, realizzata attraverso eventi, e progetti specifici sul territorio, la formazione per nuove operatrici, la formazione per gli/le operatori/trici di rete e quella nelle scuole.

Tutto questo viene realizzato e portato avanti nonostante la scarsità e discontinuità dei finanziamenti. Tra le fonti di finanziamento pubbliche hanno un ruolo fondamentale i bandi, le convenzioni e il 5×1000. Seguiti dalla formazione e da – nel caso delle organizzazioni di volontariato – dai bandi CESVOT.

Mentre, per quanto concerne i finanziamenti privati, quote associative e donazioni sono le fonti prevalenti. Anche nel settore privato la formazione risulta essere uno strumento per ricavare risorse e inoltre, alcuni centri organizzano eventi per la raccolta fondi.

Tutti i centri – tranne uno a causa della sua recente costituzione – hanno potuto usufruire del finanziamento previsto nell’Attuazione del decreto 24 luglio 2014 sulle risorse regionalizzate (la cosiddetta ‘Intesa Stato – Regione’). Tale Intesa prevedeva lo stanziamento di 762.834 euro alle province. Purtroppo alle strutture esistenti (tra le quali la regioni include anche altri 8 Centri con identità ed origine diversa e non in linea con le metodologie e i principi propri del coordinamento Tosca) sono stati devoluti solo circa 369.000 euro. La situazione toscana appare comunque migliore rispetto alle altre perché ha scelto di destinare il doppio dei fondi ai CAV e alle case rifugio rispetto a quelli previsti dal Governo, moltiplicando quindi per due il contributo minimo previsto per struttura (5.862 euro per CAV e 6.720 euro per Casa rifugio).

Infine, il questionario chiedeva di indicare i punti di forza e le criticità nel progetto e nell’operatività del Centro Antiviolenza. Tra queste ultime la problematica maggiore è senza dubbio la mancanza di risorse economiche. L’incertezza e la discontinuità dei finanziamenti rende difficile e faticoso il mantenimento delle attività e una progettualità a lungo termine, compresi gli intenti di sviluppo e potenziamento. Altra criticità è tipica del lavoro volontario, ossia la complessità di mantenere un gruppo motivato ed operativo, a causa del turn over delle operatrici e della difficile conciliazione con gli impegni lavorativi e familiari.

Vogliamo concludere con i punti di forza, che sintetizzano bene la passione che spinge le operatrici a portare avanti con forza ed entusiasmo un’azione coraggiosa e di resistenza quotidiana, dove purtroppo la violenza maschile coinvolge ancora un numero altissimo di donne e minori.

Nelle schede raccolte si sottolinea l’alta professionalità e l’affiatamento dell’equipe come aspetti fondamentali dei CAV, che hanno permesse di sostenere migliaia di donne insieme ai propri figli e figlie, facendoli fuoriuscire da situazioni di violenza e riacquistando autonomia e autodeterminazione. La collaborazione i il rapporto con le istituzioni, formalizzati in protocolli e/o convenzioni variano a seconda dei comuni e delle province di riferimento. Con la regione si sono realizzati vari incontri a più riprese ma ancora non esiste un tavolo permanente di confronto tra i CAV e i responsabili politici del settore sociale e sanitario che preveda una programmazione politica di contrasto e prevenzione alla violenza.

Scheda di rilevazione dei Centri antiviolenza della Toscana (pdf)

 

*Casa delle Donne di Viareggio e Centro Antiviolenza L’Una per l’altra