È trascorso quasi un anno dal primo, inaspettato, lockdown che ha modificato radicalmente tutte le nostre azioni, le nostre abitudini più consolidate. Non hanno fatto eccezione le attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio gestite dalle organizzazioni della nostra rete nazionale. 

Molti i cambiamenti organizzativi e tanti i costi da affrontare per garantire la sicurezza delle donne accolte, delle ospiti e delle operatrici che non hanno smesso di supportare le donne nei loro percorsi di uscita dalla violenza.

Evidentemente consapevoli dell’aggravio di costi per organizzazioni sempre al limite della sostenibilità economica, a fine aprile 2020 il Dipartimento per le Pari Opportunità ha pubblicato l’Avviso per il finanziamento di interventi urgenti per il sostegno alle misure adottate dalle Case rifugio e dai Centri antiviolenza in relazione all’emergenza sanitaria da COVID 19. L’Avviso era rivolto esclusivamente alle strutture riconosciute dalle Regioni, ovvero in possesso dei requisiti minimi previsti dall’Intesa Stato/Regioni del 27 novembre 2014.

A quali finanziamenti potevano accedere le organizzazioni?

Il totale del contributo statale ammontava a € 5.500.000,00 euro così suddivisi: € 4.500.000,00 per le case rifugio e 1.000.000,00 per i Centri antiviolenza. 

Le Case rifugio e i Centri Antiviolenza potevano accedere ad un contributo per gli interventi realizzati nel periodo 1° febbraio 2020 – 31 luglio 2020, necessari ad agevolarne l’operatività nell’attuale fase emergenziale. L’importo massimo erogabile è stato fissato in € 15.000,00 euro per ciascuna Casa rifugio e in € 2.500,00 euro per ciascun Centro antiviolenza. Dai dati ISTAT, In Italia risultano ad oggi 281 centri antiviolenza e 272 case rifugio che rispondono ai requisiti minimi dell’Intesa Stato/Regioni

Quanti finanziamenti sono arrivati?

I dati che vi mostriamo sono sconcertanti. È sempre più evidente la poca considerazione che le istituzioni hanno nei confronti delle organizzazioni che sono ogni giorno attive per contrastare la violenza contro le donne e per sostenere nei percorsi di uscita quelle che la vivono.

Il 64% delle organizzazioni D.i.Re ha richiesto i fondi previsti dall’avviso per i Centri antiviolenza.

Di questi:

  • il 50 % è in attesa di ricevere il finanziamento
  • l’11,7 % ha ricevuto un acconto
  • il 13 % è stato liquidato in toto

Il 43,3% delle organizzazioni D.i.Re ha richiesto i fondi previsti dall’avviso per le Case rifugio.

Di questi:

  • il 47,8 % è in attesa di ricevere il finanziamento
  • il 17,3 % ha ricevuto un acconto
  • il 13 % è stato liquidato in toto

Le criticità legate a questi fondi sono numerose:

  • L’avviso è stato pubblicato ad aprile, ovvero quasi a fine lockdown, e i Centri avevano già dovuto provvedere a reperire i dispositivi con mezzi propri. L’avviso prevedeva che le spese fossero rendicontabili retroattivamente, ma non tutti i Centri dispongono di sufficiente liquidità per anticipare le spese.
  • I requisiti minimi richiesti per essere inseriti nelle mappature regionali variano da regione a regione, quindi alcuni Centri sono stati esclusi a priori dalla possibilità di partecipare all’avviso in quanto non sono presenti negli elenchi della propria regione.
  • La richiesta di una fideiussione per poter partecipare all’avviso, ha impedito la partecipazione a quei Centri che non sono in grado di avere tale garanzia dalle banche, vista l’esiguità delle loro risorse economiche. 
  • Molti Centri che hanno partecipato all’Avviso non hanno ottenuto risposta in merito all’accettazione della loro richiesta di contributo e sono rimasti in sospeso per molti mesi non sapendo se avessero o meno potuto impegnare i fondi richiesti. Il DPO ha Infatti pubblicato una prima graduatoria delle realtà ammesse al contributo il 15 luglio 2020 e poi, fino al 29 dicembre 2020, non si è avuta nessun’altra informazione in proposito. 
  • La pubblicazione della seconda graduatoria, che presenta però solo i nominativi delle realtà per le quali è stato approvato il contributo ma non il relativo ammontare, è avvenuta solo a seguito della sollecitazione da parte della Rete D.i.Re volta a fare chiarezza su questo aspetto dell’Avviso.
  • Ad oggi, molti centri non hanno ricevuto alcuna comunicazione rispetto all’accettazione della loro richiesta di contributo e non compaiono nemmeno nella lista pubblicata dal DPO.
  • Da un calcolo che guarda al totale delle risorse impiegate, al massimale richiedibile per ogni struttura e al numero delle case rifugio e dei centri mappati così come indicato da Istat, avrebbero potuto beneficiare dei fondi previsti dall’Avviso ben 300 case rifugio e 400 centri antiviolenza, quindi verosimilmente tutti. Dall’elenco pubblicato sul sito del DPO hanno ricevuto il contributo 115 realtà (si rilevano alcuni doppioni nell’elenco di cui non si conosce il motivo). Risulta molto difficile capire quale sia l’esatto importo effettivamente impegnato rispetto al totale del contributo statale previsto.