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Lunedì 28 aprile e mercoledì 30 aprile alle ore 18 si invitano tutte le socie che desiderano partecipare attivamente al lavoro di elaborazione di un documento politico da presentare al Dipartimento entro il 5 maggio che contenga le nostre riflessioni in merito al nuovo Piano Strategico Nazionale 2025-2027.

Per comunicare la propria disponibilità all’indirizzo segreteria@direcontrolaviolenza.it in tempi strettissimi.

Il perché di questa convocazione:

Il Dipartimento Pari Opportunità sta realizzando il Piano Strategico Nazionale 2025-2027, giunto ormai alle sue fasi finali.

Alcune consigliere hanno partecipato alla sessione conclusiva, dedicata alla presentazione delle linee principali del Piano Strategico Nazionale 2025-2027 e del Quadro Operativo annesso.

La sessione conclusiva è stata preceduta da cinque incontri. Tuttavia, sin dall’inizio dei lavori e per tutta la loro durata, è parsa chiara l’intenzione di questo Governo di costruire un documento che fosse esclusivamente una emanazione della propria “visione”, con esiguo o quasi nullo spazio ai contributi provenienti dalla società civile e dalle organizzazioni di donne esperte della violenza.

Nessuna delle sessioni ha visto il preventivo invio dei documenti elaborati dal Dipartimento, rendendo così di fatto impossibile un contributo ragionato e riflettuto sull’impianto e sulle relative azioni, con un chiaro disconoscimento del modello di Governance suggerito dalla Convenzione di Istanbul.

L’ultima sessione del 17 aprile 2025 ne è stata l’ennesima conferma.  Richiami espliciti e ripetuti al ruolo prioritario del Governo nel definire le politiche alla base del Piano, che, come da “normativa”, “è elaborato dall’autorità politica” e non vi sono i presupposti per una negoziazione.

Abbiamo denunciato una modalità per noi inaccettabile e ci è stato risposto che successivamente a questa ultima sessione ci sarebbero stati inviati i documenti: le slide descrittive dell’impianto del Piano e il Quadro operativo delle azioni programmate nel 2025-2026 per l’attuazione del Piano 2025-2027 (che abbiamo condiviso nei giorni scorsi in lista).

Il Quadro operativo non affronta nessuno dei nodi che nella nostra pratica fronteggiamo quotidianamente: la ri-vittimizzazione delle donne agita dalle istituzioni; le difficoltà vissute dalle donne nei loro percorsi per l’autonomia abitativa e economica; le difficoltà delle madri messe sotto giudizio dalle istituzioni che impongono la bigenitorialità a tutti i costi, anche nei casi di violenza; nessun accenno ad un intervento sistemico in collaborazione con altri ministeri, il cui coinvolgimento riteniamo essere cruciale, per affrontare realmente il tema del lavoro, della casa, dell’educazione e tutti gli aspetti che come operatrici sappiamo costituiscono elementi dei percorsi di fuoriuscita dalla violenza.

Non si fa alcun riferimento ad un ruolo prioritario da attribuire ai Centri antiviolenza nelle attività di formazione e prevenzione.

Ovviamente è presente la consapevolezza di non trovarci di fronte ad una novità, visto che spesso le istituzioni ci convocano per poter rappresentare la propria iniziativa come frutto di una elaborazione condivisa con noi, strumentalizzando i nostri contenuti e il nostro linguaggio senza dar seguito a scelte e azioni coerenti.

Pur prevedendo che nessuna delle nostre osservazioni verrà utilizzata ai fini di un’integrazione o modifica dei contenuti sinora elaborati, vogliamo presentare al Dipartimento un documento politico, in cui segnalare le nostre priorità e le nostre critiche al processo di stesura del Piano, ai contenuti del Quadro operativo, alla scelta fatta di dare spazio a realtà che non hanno adeguata esperienza.

Questo documento ci potrà consentire di definire contenuti da sottoporre ad altre organizzazioni/donne che riteniamo di coinvolgere in un’azione politica di alleanza strategica su questioni che riteniamo prioritarie in questa fase storica.

Pensiamo anche sia necessario condividere la nostra critica con i più vasti strati dell’opinione pubblica, attraverso un’azione di comunicazione forte e diffusa. Dobbiamo togliere a queste istituzioni la possibilità di usarci per mettere nero su bianco costrutti e idee che non ci appartengono e che non vanno certo a vantaggio delle donne.

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