Anche quest’anno, l’associazione nazionale D.i.Re Donne in Rete contro la violenza aderisce e promuove One Billion Rising, il flash mob mondiale ideato da Eve Ensler, scrittrice e autrice de I monologhi della vagina. Nel 1998, Ensler scelse la giornata del 14 febbraio per celebrare il V-Day, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza maschile contro le donne. Negli ultimi due anni, la giornata di lotta è diventata una danza globale sulle note di Break the Chaian. In tutto il mondo, milioni di donne e uomini hanno danzato nelle piazze, nelle strade, nei centri commerciali, nei luoghi di lavoro e nelle scuole per dire basta alla violenza contro le donne

Nel 2014 abbiamo chiesto giustizia per ogni donna e, quest’anno, chiediamo un vero cambiamento, una REVOLUZIONE. Come ha detto Eve Ensler, la rivoluzione inizia nel nostro corpo e non può aspettare più, non ha bisogno di approvazione. Anche noi saremo in piazza per danzare in ogni città italiana dove opera un Centro antiviolenza di D.i.Re. Anche noi saremmo in piazza per ricordare che nel nostro Paese, oltre che nel mondo, vogliamo una rivoluzione, un cambiamento.

 

La mia rivoluzione inizia nel corpo
Non aspetta più
La mia rivoluzione non ha bisogno di approvazione o permesso
Avviene perché deve avvenire in ogni quartiere, villaggio, città o cittadina
nei raduni delle tribù, tra i compagni di studio, tra le donne al mercato, sull’autobus
Può essere graduale e morbida
Può essere spontanea e rumorosa
Potrebbe già stare avvenendo
La puoi trovare nel tuo armadio, nei tuoi cassetti, nel tuo stomaco,
nelle tue gambe, nel moltiplicarsi delle tue cellule,
nella nuda bocca di capezzoli turgidi e seni prorompenti
La mia rivoluzione cresce al ritmo del fremito insaziabile tra le mie gambe
La mia rivoluzione è disposta a morire per questo
La mia rivoluzione è pronta a vivere in grande
La mia rivoluzione sta rovesciando quello stato
Mentale chiamato patriarcato
La mia rivoluzione non avrà una coreografia anche se comincerà con alcuni passi familiari.
La mia rivoluzione non è violenta ma non ha paura di rischiare forti dimostrazioni di resistenza
che potrebbero farla scivolare in qualcosa di nuovo
La mia rivoluzione è in questo corpo
In questi fianchi atrofizzati dalla misoginia
In questa mandibola messa a tacere dalla fame e dall’atrocità
La mia rivoluzione è connessione, non consumo
Passione, non profitto
Orgasmo, non proprietà
La mia rivoluzione è della terra e verrà da lei
Per lei, grazie a lei
Capisce che ogni volta che perforiamo o trivelliamo
O bruciamo o violiamo gli strati della sua sacralità
violiamo l’anima del nostro futuro
La mia rivoluzione non si vergogna di spingere il mio corpo giù
Sul suo suolo fangoso davanti a Baniani, Cipressi, Pini, Kalyaan, Querce, Castagni, Gelsi, Sequoie, Sicomori
Di chinarsi senza vergogna a uccelli giallo fosforescente
e tramonti rosa e blu, a buganvillee viola da far scoppiare il cuore e mari verde acqua
La mia rivoluzione bacia volentieri i piedi di madri e infermiere e cameriere e donne delle pulizie e bambinaie
E guaritrici e tutte coloro che sono vita e danno vita
La mia rivoluzione è in ginocchio
Sulle mie ginocchia davanti ad ogni cosa sacra
E a coloro che portano fardelli creati dall’impero dentro e sulle proprie teste e sulle propie schiene e
Nei propri cuori
La mia rivoluzione richiede abbandono
Si aspetta l’originale
Si affida a piantagrane, anarchici, poeti, sciamani, veggenti, esploratori del sesso
Prestigiatori, viaggiatori mistici, funamboli e coloro che vanno troppo lontano e sentono troppo,
La mia rivoluzione arriva inaspettatamente
Non è ingenua ma crede nei miracoli
Non può essere classificata, definita, marchiata
O perfino collocata
Offre profezie non ricette
E’ determinata da mistero e gioia estatica
Richiede ascolto
Non è centralizzata anche se tutte sappiamo dove stiamo andando
Avviene gradualmente e tutta a un tratto
Avviene dove vivi e ovunque
Capisce che le divisioni sono diversioni
Richiede di stare seduti immobili e fissare a fondo i miei occhi
Andare avanti

Eve Ensler