Monica Tesone*

Dal 9 al 20 marzo 2015 si è tenuta a New York la 59 sessione della CSW, focalizzata quest’anno sulla verifica dell’implementazione della Piattaforma di Pechino e del Piano di Azione, a venti anni dalla sua adozione, attraverso la valutazione dei progressi raggiunti e l’individuazione dei gap ancora da colmare, anche in vista dell’elaborazione della Agenda di Sviluppo Post 2015, con i nuovi SDGs – gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, da adottarsi a settembre 2015 da parte del summit delle Nazioni Unite, dopo mesi di negoziati intergovernativi, attualmente in corso.

Tra i principali temi trattati attraverso tavole rotonde, panel istituzionali ed eventi della società civile: violenza maschile contro le donne e stereotipi culturali, Convenzione di Istanbul, CEDAW e altri trattati internazionali di contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere, forme di violenza attraverso l’uso delle nuove tecnologie, coinvolgimento di uomini e ragazzi nella prevenzione e contrasto alla violenza di genere, salute e medicina di genere, diritti sessuali e riproduttivi, donne migranti, donne con disabilità, diritti persone LGBT, lavoro e gap retributivo, condivisione di responsabilità e lavoro di cura, diritti delle bambine, educazione e nuove tecnologie, equilibrio vita privata/lavoro, stereotipi e ruolo dei media, rappresentazione delle donne nelle sfere politica e decisionale, donne della regione Araba e transizioni politiche attuali, fondamentalismi religiosi e diritti umani delle donne, risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1325 e partecipazione delle donne ai processi di pace, principali organi di trattati internazionali che si occupano di diritti umani delle donne (Human Rights Council, Cedaw Committe, Grevio) e loro interazione.

D.i.Re. ha partecipato con tre delegate alla sessione di quest’anno, buona opportunità di visibilità, di stringere alleanze attraverso un’attività di networking, di condividere best practices nel campo del contrasto alla violenza di genere. L’occasione è stata importante soprattutto a seguito del riconoscimento nel Luglio 2014 dello Status Consultivo presso il Consiglio Economico Sociale delle Nazioni Unite, di cui la CSW è un organo sussidiario, che abilita le ONG beneficiare a una serie di attività, tra cui la partecipazione a meeting intergovernativi, presentazione di statements scritti, interventi orali su temi di stretta competenza. D.i.Re. ha partecipato ad alcuni panel e side events governativi organizzati dalla delegazione italiana, in cui figuravano rappresentanti del Dipartimento Pari Opportunità con l’onorevole Martelli e componenti della rappresentanza Italiana permanente presso le Nazioni Unite, insieme a rappresentanti di altre ONG italiane e società civile (Aidos, CGIL, UIL, L.L Sabbadini di Istat, Fondazione Pangea).

In quanto partner di progetto, D.i.Re ha potuto intervenire all’interno del side-event organizzato dal Dipartimento Pari Opportunità per presentare il progetto “Five Men”, destinato alla sensibilizzazione di uomini e ragazzi sugli stereotipi di genere e la violenza contro le donne, spiegando il tipo di attività svolte all’interno del progetto e soprattutto informando sul ruolo di D.i.Re. nel panorama italiano di contrasto alla violenza di genere, il che ha dato seguito ad alcune interviste rilasciate a quotidiani locali interessati all’attività di D.i.Re. e a un quadro della situazione delle donne in Italia dal punto di vista di un’organizzazione non governativa che supporta direttamente le vittime. Il progetto Five Men è in linea con la campagna “He For She” lanciata da UN Women, un movimento di solidarietà per l’uguaglianza di genere, che ha lo scopo di promuovere una consapevolezza globale e l’adozione di azioni concrete, in base al principio che la violenza contro le donne è anche e soprattutto un problema degli uomini, che hanno una responsabilità diretta nel contrastare ogni forma di discriminazione nei confronti di donne e bambine.

La 59 sessione della CSW si è aperta con una “Political Declaration” da parte degli Stati membri delle UN, oggetto internazionalmente di un giudizio controverso. Questa infatti riafferma l’impegno dei governi a dare piena, efficace e accelerata attuazione alla Piattaforma di Pechino attraverso: l’implementazione di leggi, il supporto ai meccanismi istituzionali a favore dell’uguaglianza di genere, la trasformazione di norme discriminatorie e stereotipi di genere, l’incremento degli investimenti destinati all’uguaglianza di genere, rafforzati meccanismi di accountability degli Stati, capacity building, raccolta dati, sistemi di monitoraggio e valutazione delle politiche e azioni adottate. Tuttavia le organizzazioni della società civile sono molto critiche e considerano la Political Declaration un passo indietro rispetto a Pechino. Manca l’indicazione di una tempistica chiara e certa per chiudere il gap della disuguaglianza di genere, di meccanismi di valutazione e monitoraggio, di sistemi di accountability anche rispetto alla violenza perpetrata da parte di non-state actors.

Vengono riconosciuti i progressi fatti finora, i gap ancora da colmare e le nuove sfide emerse, senza indicare gli strumenti che si vogliono adottare per farvi fronte. Soprattutto la Declaration non riconosce specificamente le organizzazioni di donne e le associazioni femministe impegnate da sempre nella promozione dei diritti e dell’empowerment delle donne come attrici chiave del cambiamento e manca di impegnarsi per assicurare che queste ricevano finanziamenti vitali per continuare il loro lavoro. Il riferimento al godimento pieno dei diritti umani delle donne per raggiungere l’uguaglianza di genere è molto vago.

UN Women ha fissato al 2030 la scadenza per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e la piena realizzazione della Piattaforma di Pechino, con una valutazione di medio termine nel 2020. La CSW in base al suo mandato svolgerà un ruolo chiave rispetto al follow up dell’implementazione e valutazione dei progressi, promuovendo da un lato il coinvolgimento della società civile, dall’altro il mantenimento degli impegni assunti da parte degli Stati rispetto all’adozione di misure concrete.

Nella definizione dell’Agenda post 2015 e degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile uguaglianza di genere ed empowerment delle donne dovranno costituire uno stand-alone goal e contemporaneamente un elemento trasversale centrale nel progresso generale delle società.

Principi cardine della Post 2015 Agenda (da elaborare in settembre da parte dell’Assemblea Generale UN) sono tre pilastri: gender equality, empowerment delle donne e delle bambine e piena realizzazione dei loro diritti umani, come elementi essenziali dello sviluppo sostenibile. L’Agenda Post 2015 richiede forti meccanismi di accountability a tutti i livelli e che riguardano tutti gli attori e stake-holders coinvolti, inclusi gli Stati, il settore privato, il sistema delle UN, responsabili nel contribuire al raggiungimento dei SDGs e un sistema in cui siano chiare le responsabilità di ognuno, le tempistiche e i mezzi impiegati. Il raggiungimento dei SDGs deve avvenire in linea con l’implementazione di convenzioni internazionali quali la CEDAW e delle specifiche raccomandazioni di altri organismi internazionali destinate ai singoli Stati. Sono considerati necessari a tal fine: una allocazione di risorse adeguate, gender-responsive budgeting e trasparenza; mainstreaming di una prospettiva di genere in tutte le future politiche di sviluppo che riguardino una partnership globale. Gli SDGs dovranno integrare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: economica, sociale e ambientale.

I Centri antiviolenza sono stati presenti alla CSW con il side event organizzato dal GNWS supportato dal governo Olandese. Le compagne del GNWS hanno colto l’occasione per informare sul tipo di modello efficace di contrasto alla violenza, che prevede la cooperazione multi agenzia tra Centri, forze dell’ordine, istituzioni e lanciare la Terza Conferenza mondiale dei Centri antiviolenza che si terrà a l’Aia a Novembre.

La Executive Director di UN Women si è espressa chiaramente a conclusione della sessione della CSW sulla necessità di “smantellare” la società patriarcale, non semplicemente riformarla o cercare modi per poter prosperare comunque all’interno di essa. Si tratta di operare trasformazioni sociali globali, culturali e strutturali, che riguardano sia sistemi normativi, che pratiche tradizionali, che attitudini e convinzioni.

Pagina della CSW dove sono reperibili gli statements inviati dalle ONG della società civile (compresa D.i.Re) nel mese di Dicembre 2014, che sono stati pubblicati e divulgati a cura delle Nazioni Unite:
www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=E/CN.6/2015/NGO/148

*Differenza donna, Roma