Siamo in 70. Una New Entry dall'Umbria

Anna Pramstrahler* intervista Laura Cardi, L’Albero di Antonia, Orvieto.

Proprio l’8 Marzo 2005 nasce a Orvieto l’associazione L’Albero di Antonia, che gestisce un centro di ascolto per donne che subiscono violenza. La loro parola chiave “Ribellarci è possibile – Insieme è più facile”.

Anna Pramstrahler – Quale è il motivo principale per il quale L’ Albero di Antonia ha chiesto di entrare in D.i.Re?

Laura Cardi – L’associazione L’Albero di Antonia di Orvieto (AdA) è il primo Centro della Regione Umbria ad associarsi a D.i.Re, portando a 70 il numero dei Centri Antiviolenza rappresentati nella Rete nazionale. Il 2015 segna quindi un salto di qualità per l’AdA, proprio in occasione dei dieci anni dalla costituzione dell’associazione, dopo i primi anni di attività delle socie fondatrici. Il percorso intrapreso ha visto le socie impegnate in una prima fase di formazione delle operatrici, per poi aprire il Centro Antiviolenza a Orvieto, nel 2010. Trascorsi due anni, l’AdA raggiunge i requisiti per essere inserita tra i Centri antiviolenza del 1522 (linea nazionale); lo stesso anno, l’associazione vince un bando biennale del Consiglio dei Ministri – Dipartimento P.O., riservato ai Centri antiviolenza.

Il nuovo anno è ben augurante con l’ingresso nel D.i.Re. e con il riconoscimento ufficiale del Centro Antiviolenza l’AdA come uno dei tre CAV della Regione Umbria. L’apertura del Centro è stata continuamente disseminata di difficoltà ed incertezze e, tuttora, non ha certezze di finanziamenti e sede. Il sostegno principale delle attività dell’associazione sono stati, in questi anni, il lavoro costante e determinato delle operatrici e delle socie, rispettivamente in numero di 13 e di 30.

AP – Finora ci sono stati solo i primi contatti con le donne DiRe, anche se mi immagino che avete letto tutti nostri documenti che spero condividete. Quale è la tua impressione?

LC – La scorsa estate le socie hanno deciso di poter sostenere l’adesione al D.i.Re, sia dal punto di vista organizzativo che economico. Aver partecipato anche solo al primo consiglio nazionale del D.i.Re. ha confermato l’importanza strategica di far parte della rete dei Centri antiviolenza. Da diversi anni la nostra associazione guardava alla rete dei centri come punto di riferimento operativo e politico e, nel contempo, come obiettivo di crescita. Quando le pratiche e gli obiettivi sono comuni e condivisi, dallo statuto fondativo, alle direttive e raccomandazioni degli organismi internazionali, alla Carta della Rete nazionale, entrare a far parte di D.i.Re è stata una scelta consapevole ma logica.

AP – Quale visione, quale futuro per un associazione nazionale?

Il numero sempre maggiore di Centri antiviolenza associati a D.i.Re. contribuirà all’affermazione del pensiero, dei saperi e della pratica delle donne a livello politico, sociale e culturale; porterà soprattutto ad un crescente contrasto ed alla prevenzione della violenza maschile sulle donne, nonché ed un’azione politica più attenta e mirata da parte del Governo italiano. L’altro contributo strategico di D.i.Re. è quello messo in campo insieme alle Reti europee ed internazionali dei Centri antiviolenza.

L’AdA ha appena iniziato la propria esperienza nel Consiglio nazionale, ma sta già confrontando, condividendo e sperimentando modalità nuove di relazioni tra donne, di organizzazione, di molteplici esperienze e complessità a vario livello; l’associazione ritiene, in particolare, che i gruppi tematici di lavoro del D.i.Re. saranno importanti momenti di approfondimento e di confronto per le neo socie. Pur nei limiti derivanti dall’identità statutaria di Onlus e dalle modeste dimensioni del numero di socie, l’AdA è convinta di aver fatto la scelta giusta per contribuire a perseguire obiettivi comuni.

AP – Ultima domanda: ma perché avete scelto il nome L’Albero di Antonia di Marleen Gorris? Sicuramente per il celebre film, ma dimmi una vostra riflessione a tale proposito?

LC – È un bellissimo film che narra la storia al femminile di una genesi matrifocale, in una piccola comunità olandese del dopoguerra; un capolavoro che trasmette la grande forza di pacificazione delle donne, un esempio di autodeterminazione femminile, a prescindere dal potere e dal volere degli uomini. Storie e comunità come quella del film esistono e sono sempre esistite, ma difficilmente vengono raccontare dalla storia ufficiale, scritta dagli uomini.
L’AdA vuole testimoniare la storia vera delle donne e contribuire alla rivoluzione culturale femminile, qui ed ora. Per questo il nostro Centro si è ispirate a questo film.

*Casa delle donne per non subire violenza Onlus, Bologna

 

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