Nuovo Ddl senza consultare i centri antiviolenza. Preoccupa l’ammonimento nei casi di violenza sessuale

“Comprendiamo il tentativo del governo di porre un argine alla conta dei femminicidi, considerato che è stato ampiamente dimostrato che troppo spesso questi avvengono perché le donne non sono state adeguatamente protette dopo aver denunciato i maltrattamenti subiti. Ma ancora una volta notiamo che il governo procede senza minimamente consultare i centri antiviolenza, nonostante da decenni accompagnino migliaia di donne fuori dalla violenza e nonostante tale consultazione sia stata prevista nel nuovo Piano nazionale antiviolenza”.

Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, commenta così il nuovo Ddl Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica, contenente interventi prevalentemente di tipo penale, procedurale e amministrativo, adottato oggi in Consiglio dei ministri.

“Sul complesso di misure la Rete avvocate di D.i.Re appronterà una nota specifica”, annuncia Veltri, “perché il Ddl contiene elementi, quali ad esempio l’ammonimento per il reato di violenza sessuale, che destano grande preoccupazione, accanto ad altri, a cominciare dal rafforzamento delle misure per assicurare il rispetto degli ordini di allontanamento e dall’estensione del tipo di reati per i quali le forze dell’ordine sono tenute a fornire il contatto dei centri antiviolenza, in linea con proposte già fatte da D.i.Re in diverse occasioni”.

“Continua a riproporsi un approccio di tipo emergenziale, che porta a un proliferare di norme penali, ma sappiamo bene quanto poi la loro effettiva applicazione sia a discrezione del singolo magistrato, e anche quanto sia la cultura di chi deve applicarle a condizionarne l’efficacia. Tutte le norme esistenti andrebbero applicate alla luce della Convenzione di Istanbul, anch’essa legge dello stato dal 2014, cosa che ancora non avviene”, conclude la presidente di D.i.Re.

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