Non vogliamo più morire. Ascoltate le donne e i Centri Antiviolenza

La Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha respinto e giudicato inammissibile il ricorso del Governo Italiano contro la condanna del marzo scorso per il caso di Elisaveta Talpis. È un caso che fa storia e di grande rilevanza giuridica e politica.

Nel marzo scorso la Corte aveva condannato l’Italia per non aver agito adeguatamente nel proteggere una donna e il figlio dalla violenza del marito, che alla fine aveva ucciso il ragazzo e tentato di assassinare la moglie. A ricorrere a Strasburgo, nel 2014, era stata proprio Elisaveta Talpis che, prima della tragedia, aveva denunciato invano le violenze del marito. La Corte ha riconosciuto che Elisaveta Talpis è stata oggetto di discriminazione in quanto donna e che la sua denuncia è stata sottovalutata. A presentare il ricorso a nome di Elisaveta Talpis era stata nel 2014 l’avvocata Titti Carrano, Presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, Associazione che raccoglie 80 Centri Antiviolenza in tutta Italia, con l’avvocata Sara Menichetti. “La sentenza è definitiva – dichiara l’avvocata Titti Carrano – e ha una rilevanza enorme anche perché cade in un momento in cui in Italia accadono numerose e efferate violenze sulle donne e femminicidi. Invece di ricorrere contro la sentenza della Corte il nostro Governo avrebbe dovuto assumersi le responsabilità del caso e correggendo un sistema di protezione che è evidentemente inadeguato come la governance del Piano Nazionale antiviolenza. Questa sentenza mette il nostro Governo di fronte alla necessità di riconoscere questa inadeguatezza e rimediare”.

Il Governo italiano ha un comportamento ambiguo,  ha dichiarato ancora l’avvocata Titti Carrano: “Da una parte a parole dichiara di combattere la violenza sulle donne e la ritiene inaccettabile, ma poi ha presentato ricorso per un riesame alla Grande Camera sulla sentenza Talpis, quasi rivendicando come corrette proprio quelle azioni che sono state condannate dalla Corte e hanno avuto un esito tragico”.

L’attuale Piano Nazionale contro la violenza ancora una volta considera i Centri Antiviolenza meri esecutori, disconoscendo la loro esperienza, saperi, capacità di scelta e operatività. Le donne che vogliono uscire dalla violenza e salvarsi la vita e si rivolgono alle forze dell’ordine, alla magistratura, ai servizi sociali, troppo spesso sono inascoltate e vanno incontro a nuove violenze e alla morte. Nei Centri Antiviolenza nessuna viene lasciata sola. E’ fondamentale che i Centri siano riconosciuti come cardine del sistema che combatte la violenza maschile nella prevenzione e nella protezione.

La sentenza di Strasburgo dimostra che questo Governo è molto lontano dalla volontà di entrare nel merito del fenomeno strutturale della violenza maschile sulle donne, e del resto neppure una parola è stata spesa da Palazzo Chigi in questi giorni di grande allarme dell’opinione pubblica per stupri e femminicidi, gli ultimi due particolarmente atroci perché hanno trovato la morte due ragazzine, Noemi Durini e Nicolina Pacini, nonostante la famiglia avesse cercato di salvarle denunciando la violenza e la persecuzione da parte di chi poi le ha assassinate.

La Presidente della Camera Laura Boldrini, invece, dimostra il suo impegno costante contro la violenza sulle donne, sollecitando azioni efficaci. Nonostante lei stessa sia oggetto di violenza, minacce e misoginia, Laura Boldrini rende visibile la straordinaria forza delle donne e la volontà di vincere con le altre questa battaglia.

 

Roma, 21 settembre 2017
Comunicato di D.i.Re-Donne in Rete contro la violenza.

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