D.i.Re prende le distanze dai documenti elaborati dai Tavoli di lavoro della task force interministeriale contro la violenza alle donne

Lettera aperta

Al Presidente del Consiglio,Matteo Renzi
Al Capo Dipartimento del DPO, Ermenegilda Siniscalchi
Al presidente della Conferenza Stato Regione,Maria Carmela Lanzetta
Ai Ministeri competenti
All’On. Giovanna Martelli

D.i.Re prende le distanze dai documenti elaborati dai Tavoli di lavoro della task force interministeriale contro la violenza alle donne

L’Associazione nazionale D.i.Re, Donne in rete contro la violenza, ha partecipato attivamente ai Tavoli di lavoro della Task force interministeriale contro la violenza alle donne, coordinati dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio.

Questo percorso si è rilevato discontinuo e poco lineare, è mancato un chiaro indirizzo politico ed è stato spesso faticoso e difficile per i differenti approcci e soprattutto per il tipo di interventi proposti per contrastare la violenza contro le donne.

Non vi è stato un vero processo partecipato nella elaborazione dei documenti e dei loro contenuti, come richiesto anche dalla Convenzione di Istanbul (Artt.7 e 9), per cui l’obiettivo di condividere un percorso di analisi e di programmazione per lo sviluppo del nuovo Piano di Azione contro la violenza alle donne non può dirsi raggiunto. Quasi tutti i tavoli si sono incontrati una sola volta e i documenti finali non sono stati discussi, ad eccezione di quello relativo alla raccolta dati che ha visto un importante processo partecipato.

Evidenziamo che i risultati finali espressi nei vari documenti non sono per noi né soddisfacenti né condivisibili. L’enfatizzazione del termine femminicidio (in alcuni casi utilizzato come vertice interpretativo della violenza di genere contro le donne), adoperato in alcuni documenti prodotti, dà risalto solo alla forma più visibile ed estrema della violenza maschile, sottovalutandone la natura strutturale e ignorando l’enorme diffusione della violenza sommersa, in particolare quella domestica in tutti i suoi aspetti compresa la violenza psicologica.

Ci preoccupa l’approccio securitario e di emergenza emerso in particolare dal tavolo Codice Rosa. È necessaria, invece, una metodologia progettuale ed integrata tra tutti i servizi e le agenzie, che permetta alle donne vittime di violenza la massima libertà di scelta sul percorso da intraprendere e consideri prioritaria la loro protezione e quella dei minori coinvolti, non disgiunta dalla costruzione del loro nuovo progetto di vita.

Dai documenti espressi dai tavoli di lavoro interministeriali emerge anche l’alto rischio della burocratizzazione del sistema di intervento, focalizzato su una filiera di servizi che perde di vista l’obiettivo primario di rispondere ai bisogni e alle richieste delle donne e dei minori vittime di violenza e in cui i centri antiviolenza gestiti da associazioni di donne, perdono la loro connotazione originaria di agenti femminili di cambiamento culturale.

Gli interventi efficaci contro la violenza alle donne necessitano, invece, di politiche globali e coordinate, di un approccio integrato e di sistema che preveda un percorso centrato sulla donna, di un coinvolgimento in primo luogo dei centri antiviolenza, quali luoghi privilegiati dell’accoglienza e di forti reti territoriali e nazionali orientate ad un approccio di genere.

Anche in considerazione dell’esiguità del finanziamento disponibile, riteniamo importante sottolineare la necessaria scelta di priorità di intervento per attuare efficaci modifiche strutturali del sistema istituzionale e per supportare le azioni dei centri antiviolenza e dei servizi dedicati. Ci riserviamo di esprimere un compiuto parere sul Piano d’azione Nazionale che verrà elaborato ed auspichiamo che tale documento risponda agli obiettivi della Convenzione di Istanbul entrata in vigore il 1 agosto 2014.

Roma, 10 ottobre 2014

 

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