14 femminicidi nel mese di marzo: da Trieste a Giarratana le donne continuano a morire per mano maschile e i Centri antiviolenza non sono mai stati così a rischio chiusura.

Nel mese della Giornata Internazionale dei diritti della donna sono stati commessi 14 femminicidi. Uno ogni due giorni.

I centri antiviolenza faticano a trovare i fondi necessari per garantire alle donne le attività necessarie e per poter agire come fattori di cambiamento culturale per la prevenzione della violenza. 

Di fronte al preoccupante aumento del numero di femminicidi, osserviamo il silenzio del Governo che ignora il fenomeno della violenza maschile alle donne. Stiamo assistendo da tempo alla neutralizzazione e al depotenziamento di fatto dei centri antiviolenza.” dichiara Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. “Non abbiamo sentito parole di sostegno e vicinanza da parte delle istituzioni davanti all’incremento dei numeri, né abbiamo letto i programmi che questo Governo intende attuare per contrastar la violenza. I fenomeni non spariscono grazie al silenzio: quali sono le proposte del Governo? Inoltre, siamo ancora in attesa dell’uscita della graduatoria del Bando del Dipartimento delle pari opportunità, mentre i Centri continuano a lavorare – continua la presidente. I centri antiviolenza sono in balia della generosità dei privati, anziché essere sostenuti – come prevede la Convenzione di Istanbul – dallo Stato. Non possiamo abbassare la guardia. È fondamentale – conclude Veltri – fornire alle organizzazioni di donne gli strumenti necessari a prevenire e contrastare la violenza”.

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