I tempi dell’emergenza COVID-19 si allungano e D.i.Re – Donne in rete contro la violenza ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai/lle ministri degli Interni Luciana Lamorgese, delle Pari opportunità Elena Bonetti, alla Senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio, ai/lle parlamentari Laura Boldrini, Lucia Annibali, Pietro Grasso, e al presidente della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini, una lettera con richieste precise per consentire ai centri antiviolenza di continuare ad assicurare il supporto essenziale alle donne vittime di violenza, “perché ora più che mai serve un lavoro di sinergia nazionale”, afferma la presidente Antonella Veltri.

In questo momento i centri “stanno facendo fronte da soli alle spese per assicurare il rispetto delle disposizioni anti-contagio e l’eventuale quarantena delle donne che non possono essere accolte direttamente nelle case rifugio”, spiega Veltri. “Ben venga dunque il fondo straordinario annunciato dalla ministra Bonetti, ma questo non deve andare a intaccare le risorse previste per la gestione ordinaria del Piano nazionale antiviolenza e i progetti dei centri antiviolenza nel 2020”.

“Inoltre questi fondi devono poter essere trasferiti direttamente dallo Stato ai centri antiviolenza, senza passare attraverso la strozzatura delle Regioni”, raccomanda la presidente di D.i.Re.

D.i.Re punta anche l’attenzione sulle tante donne supportate dai centri antiviolenza che stanno perdendo il lavoro, con grave pregiudizio del loro percorso di fuoriuscita dalla violenza e di autonomia, per chiedere “di modificare la destinazione del fondo per il micro-credito per le donne vittime di violenza, 2 milioni di euro, annunciato dalla Ministra per le Pari Opportunità lo scorso 25 novembre, e che non ci risulta essere stato ancora attivato, in un fondo destinato a un reddito di libertà per le donne vittime di violenza accolte dai centri antiviolenza che in questo momento stanno in gran numero perdendo il lavoro”.

Per quanto riguarda le misure di protezione, le avvocate della rete D.i.Re fanno notare che “allontanamenti civili e misure cautelari penali rientrano tutti tra le procedure urgenti e indifferibili che possono essere attivate anche in questo momento di stretta sull’attività dei Tribunali”. Piuttosto, “il problema non è nella disponibilità di rimedi giudiziali, quanto nella capacità di leggere e riconoscere la violenza al di là di una sua valutazione emergenziale”.

Attenzione particolare va anche dedicata “alle donne richiedenti asilo e rifugiate accolte da strutture del sistema di ricezione per migranti, che potrebbero aver subito violenza”, aggiunge la presidente di D.i.Re, “e ai bambini e alle bambine accolti/e in casa rifugio che non sono dotate dei computer e tablet necessari per assicurare la continuità scolastica”.

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