Antonella Veltri* intervista Simona Lanzoni, Vice presidente di Fondazione Pangea Onlus, eletta a Strasburgo membro GREVIO – Gruppo di Esperti Indipendenti incaricata di verificare l’attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota anche come Convezione di Istanbul.

Antonella Veltri (AV)  Come pensa di portare avanti l’incarico ricevuto, conciliando il suo ruolo di Vice presidente di Fondazione Pangea Onlus? Leggiamo dal suo curriculum che Pangea è tra le promotrici della Convenzione NoMore! per il contrasto alla violenza contro le donne in Italia e tra le principali organizzazioni nazionali che si occupano del fenomeno.
Simona Lanzoni (SL) – L’incarico che ho ricevuto è a livello di Consiglio d’Europa, non di governo italiano e in quanto cittadina italiana non posso monitorare per il GREVIO l’Italia, ma gli altri Paesi, proprio per evitare sovrapposizioni tra quello che è il mio vero lavoro quotidiano e di attivista con il ruolo ricoperto per il COE.

AV – Nell’ambito del Grevio lei rappresenta le associazioni non governative, un ruolo complicato e difficile, anche su questo ci vuole dire quali criteri utilizzerà nell’orientarsi nel vastissimo panorama di centri antiviolenza e luoghi che si occupano di violenza alle donne?
SL
 – La Convenzione di Istanbul è entrata in vigore da poco e i meccanismi del Grevio saranno rodati per la prima volta proprio dal gruppo che è stato eletto, me compresa. Ci riuniremo per la prima volta a settembre, forse dopo potrei dare risposte più precise alle vostre domande perché penso che ci saranno delle procedure e criteri da rispettare che al momento non conosco.
Personalmente ho sempre degli strumenti che mi aiutano a individuare la strada da percorrere: il senso di essere società civile e non governativa, quindi lavorare con chi costruisce percorsi organizzati della società civile sul tema; unire la richiesta dell’applicazione dei diritti umani con quella relativa a questioni economico finanziarie; leggere aspetti culturali e di vita quotidiana, tradizioni e quant’altro, attraverso un’analisi ed un approccio di genere, verificare come in ogni contesto gli Stati sviluppano meccanismi di due diligence che non sono in grado di prevenire e fermare la violenza e capire quali strade sono percorribili per modificarli nella pratica quotidiana come anche nei processi delle istituzioni pubbliche.

AV – La fondazione Pangea ha sottoscritto insieme a D.i.Re, l’Ass. nazionale Telefono Rosa Onlus, Udi, Maschile Plurale un duro documento di critica al Piano Straordinario contro la violenza sessuale e di genere. Nel Piano viene violata letteralmente la Convenzione di Istanbul. Cosa pensa di fare. Come pensa di muoversi.
SL
 – Abbiamo fatto il Comunicato stampa tutte noi associazioni perché siamo indignate. Siamo state consultate all’interno della task force del Dipartimento Pari Opportunità per la scrittura del Piano Nazionale Antiviolenza e abbiamo partecipato a sottogruppi di lavoro ognuna per la propria esperienza. Il percorso è stato a singhiozzi e non trasparente, molto impegno da parte nostra ma per quali risultati? Sappiamo tutte che non possiamo andare avanti così, la situazione è disastrosa, il Piano non risponde ai bisogni delle donne! Quante dovranno subire violenza? Come Grevio purtroppo non posso fare molto ma come Fondazione Pangea continueremo il nostro impegno da un lato sostenendo le attività a contrasto della violenza sulle donne e la violenza assistita, compreso il sostegno dei Centri, dall’altro continuerà il nostro lavoro per fare pressione sulle istituzioni e riuscire a dare voce ai diritti e ai bisogni delle donne assieme alle altre organizzazioni italiane.

*Centro antiviolenza Roberta Lanzino, Cosenza