Roma 2 ottobre 2017

Al Presidente dell’ISTAT Prof. Giorgio Alleva
e p.c.
Dott.ssa Buratta
Dott.ssa Muratore

Egregio Professore Alleva,

intendiamo sottoporre alla sua attenzione le nostre preoccupazioni e il nostro invito ad incontrarci in relazione alle modalità previste e già in corso per strutturare la pianificazione della raccolta dati sulla violenza maschile contro le donne nel nostro Paese.

La Rete D.i.Re riunisce, come già saprà, 80 centri antiviolenza del territorio nazionale, che quotidianamente affiancano le donne nel percorso di uscita dalla violenza.

Conosciamo bene il problema e la sua natura. Per tali ragioni riteniamo che, sia i tempi delle rilevazioni che la tipologia di informazioni da indagare, debbano essere rivisitate.

Ciò nondimeno riconosciamo il lavoro e il valore dall’Ente da lei presieduto e i rapporti analitici storicamente redatti e messi a disposizione della comunità. Oggi, come già Lei ha avuto modo di mettere in evidenza nel corso dell’audizione alla Commissione femminicidio al Senato, vi è la necessità di una pluralità di iniziative, nell’ambito del protocollo di intesa stipulato con il Dipartimento Pari Opportunità, tutte finalizzate ad organizzare un sistema condiviso e un linguaggio comune nella raccolta di informazioni comparabili, di definizioni, classificazioni, tempi.

Abbiamo manifestato più volte la preoccupazione che, senza una prioritaria condivisione della definizione di “Centro antiviolenza”, nessuna mappatura potrà restituire un quadro reale della situazione dell’offerta dei territori che stanno accreditando, come Centri antiviolenza, servizi che non sono minimamente rispondenti ai criteri del sistema normativo nazionale, e tanto meno congruenti a quanto previsto dalla convenzione di Istanbul.

Abbiamo inoltre ricordato che i dati di cui le Regioni dispongono sono i dati che forniscono i Centri antiviolenza attivi sul territorio da sempre, gli unici in prima linea nell’accompagnare le donne fuori dalle situazioni di violenza, responsabili nell’avere denunciato da oltre venti anni la pervasività, l’incidenza e la trasversalità del fenomeno sociale e portatori per questo di una competenza non prescindibile.

Resta aperta la grande criticità dell’anonimato che per i centri antiviolenza della Rete D.i.Re è uno dei principi fondanti che non si assimila alla tutela della privacy e che viene affrontato con un livello di superficialità sorprendente.

La tracciabilità dei percorsi, cui lei fa riferimento, rischia di diventare un controllo dell’autodeterminazione delle donne, un limite ulteriore alla libertà di scelta e un attacco alla politica dei Centri antiviolenza.

Noi siamo convinte che, senza una condivisione a priori delle strategie di ricerca e delle modalità di raccolta dati con i Centri antiviolenza, non sarà possibile produrre nessun risultato utile alle donne e chiediamo con forza che si rivedano le modalità di relazione e confronto con chi da sempre lavora tenendo al centro l’interesse delle donne.

L’incontro che le proponiamo non deve essere considerato un mero adempimento formale, bensì un’opportunità importante di confronto da pianificare con cura e valorizzare. La mappatura dei Centri antiviolenza non può assolutamente partire la prossima settimana, senza aver ascoltato la Rete nazionale dei Centri antiviolenza D.i.Re.

Nella certezza di poter contare sulla sua disponibilità, restiamo in attesa di un sollecito riscontro e, con l’occasione inviamo cortesi saluti.

La Presidente di D.i.Re
Raffaella Palladino